La mia esperienza a Kyoto
Mi chiamo
Giulia Iacuz e grazie a Ca’ Foscari ho potuto trascorrere sei mesi al KICL a
Kyoto. Sono capitata nella classe中級3A , dove ho incontrato gente di varie nazionalità, principalmente da Taiwan, ma anche da Singapore, Cina,
America e Austria.
Grazie a ciò non solo ho potuto conoscere
meglio il Giappone ma ho imparato anche cose nuove su altri paesi a cui non mi
ero mai interessata prima. Il clima in classe era molto piacevole, dato che la
nostra insegnante aveva più o meno la nostra stessa età si parlava e si
scherzava insieme senza problemi, e anche gli altri docenti e il personale
della segreteria erano sempre gentili e disponibili, pronti ad aiutarmi ogni
volta che chiedevo spiegazioni per esempio su come pagare le bollette o altri
problemi burocratici.
Cena d'addio col club
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Per
conoscere più giapponesi e fare più esperienze mi sono unita al club di taido 太道, un tipo di arte marziale pressoché sconosciuta anche tra i
giapponesi, difatti quel club non godeva di grande popolarità, tanto che alla
fine non siamo rimasti che in due. Però sono molto felice di averlo scelto, ho
creato un buon rapporto con i pochi membri rimasti, tanto che mi hanno offerto
ben tre cene e mi hanno regalato un sacco di souvenir quando me ne sono andata.
uno degli scambi coi giapponesi
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In
generale ho cercato di fare più esperienze e di conoscere più gente possibile.
Ho sempre partecipato ai vari scambi con gli studenti delle varie università
giapponesi e mi sono sempre divertita un sacco.
Probabilmente l’evento migliore
è stato il barbeque sul fiume Katsura ad Arashiyama, conclusosi con una
battaglia a secchiate d’acqua.
Non ho scelto l’home stay perché volevo più
libertà, così ho optato per il dormitorio. Sinceramente quando sono arrivata
sono rimasta scioccata: niente bagni in stile occidentale, doccia a gettoni e
soprattutto una cucina sporchissima. Però mi sono arrangiata. Ho avuto un
ottimo rapporto coi padroni di casa, una coppia di anziani e la loro figlia. La
signora mi insegnava sempre i nomi dei fiori che sbocciavano in giardino,
mentre il marito, quando mi sono messa a pulire la cucina per conto mio, non
solo mi ha aiutato ma mi ha pure pagato, cosa che non mi sarei mai aspettata.
Ma il rapporto migliore era con la figlia, che è molto interessata alle lingue
e ai paesi stranieri, perciò faceva sempre un sacco di domande a noi inquilini
e per migliorare il suo inglese mi scriveva spesso mail, anche se vivevamo
nella stessa casa. E così, pur non avendo scelto l’home stay, a volte avevo lo
stesso la sensazione di stare in una famiglia. Se mai tornassi a vivere a Kyoto
non sceglierei mai di nuovo quel dormitorio, però ci tornerei volentieri per
salutare i padroni.
In conclusione, posso dire che questo periodo
a Kyoto è stato tra i migliori della mia vita e ricorderò sempre quei giorni
con nostalgia. Probabilmente non incontrerò più la maggior parte delle persone
che ho conosciuto ma sono felice di aver potuto passare un periodo della mia
vita insieme a loro.
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